venerdì 19 luglio 2019

Cave errorem!



Chissà quanto si sarà divertito Camilleri a leggere nelle tenebre dell’Orco, unde negant redire quemquam, il suo manifesto funebre fatto affiggere dall’Amministrazione Comunale di Porto Empedocle!
Sì, perché mi auguro che il Tiresia siculo, varcato l’Acheronte, abbia riacquistato il dono della vista e si sia goduto gli strafalcioni ortografici affiorati sulla carta al tempo del colera, pardon, di WhatsApp. Il Corriere https://www.corriere.it/cronache/19_luglio_19/lutto-cittadino-andrea-camilleri-ma-manifesto-comune-pieno-errori-ortografia-diventa-virale-d6aa5ae4-aa4f-11e9-a88c-fde1fa123548.shtml?fbclid=IwAR1JrSgPLRHWAh8hEME2kCnmlnUloPcDU0QExc7Y1lFdSawuHIDVvwihMEs infierisce sugli errori, né «umili» né «lontanissimi» come quelli del Colloquio di Zanzotto, fustigando il sindaco di Porto Empedocle, Ida Carmina (cognomen omen), rea di essere finanche «docente di scuola media superiore». Non ci sarà questa volta il Severgnini di turno che considererà belli quegli errori come «l’apostrofo di troppo» nel «Qual’è» del post di Saviano. Ma il Corriere, dal canto suo, scivola anch’esso sull’ortografia funebre, trascrivendo la prima volta, dal manifesto incriminato, «Eredetà» al posto di «Eredità», a confermare, se ce (non «c’è») ne fosse bisogno, uno dei principi fondamentali della critica testuale, ossia l’errore di trascrizione del copista.
Chi è senza peccato, pardon, errore, scagli la prima pietra!

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