giovedì 28 febbraio 2019

28 febbraio 2019
Simulazione II prova Esame di Stato, indirizzo classico
Lingua e cultura latina e Lingua e cultura greca

Questa mattina i miei studenti di Pisa, come tanti altri nei licei classici, sono alle prese con la simulazione della II prova. È uscito un passo degli Annales di Tacito (6.8) da confrontare con un brano di Cassio Dione (58, 11, 1-2 e 12, 3-4). Alcune brevi considerazioni. Tacito è un autore che solitamente si affronta in classe nell’ultima parte del II quadrimestre.
Era opportuna questa scelta per una simulazione fissata per il 28 febbraio?
Quando si scelgono i testi e si prepara il format perché venga utilizzato agli esami e durante le simulazioni, è doveroso controllare attentamente i testi. Si immagina che vi siano al Miur persone competenti, e senz’altro meglio remunerate dei docenti delle scuole, che dovrebbero occuparsi di questo. Eppure non di rado troviamo agli esami degli errori e delle sviste nei testi che vengono proposti. Così, anche in questa simulazione, nel testo latino da tradurre si aprono le virgolette per il discorso diretto prima di “Fortunae”, ma, ahimé, non si chiudono più. Andavano chiuse nel post-testo dopo “obbedienza”. Nella traduzione italiana del primo passo greco di Cassio Dione, nell’ultima riga, è saltata dopo “colui di fronte al quale” la traduzione dell’imperfetto greco dell’originale (προσεκύνουν), ossia “si inginocchiavano (prostravano)”.
Veniamo ai quesiti. Come si fa a proporre come terzo quesito una riflessione sul termine latino obsequium, che non compare nel testo latino proposto? Si trattava, nell’originale, di un obsequii, genitivo, che viene reso nel post-testo con “dell’obbedienza”. Ma non si dice nulla, nel post-testo, che con “obbedienza” ci si riferiva all’obsequium
Siamo poi proprio sicuri che, al 28 febbraio, molti studenti delle terze liceo, che probabilmente non hanno ancora studiato Tacito, possano ricordare altri passi dello scrittore in cui compare obsequium, riflettendo sulla valenza del termine non solo in Tacito, ma anche in altri autori di età imperiale? Sembrerebbe che chi ha formulato il terzo quesito abbia avuto in mente il contributo di M. Pani ‘Sulla nozione di “obsequium” in Tacito e Plinio il Giovane’, in idemPotere e valori a Roma fra Augusto e Traiano (Bari, Edipuglia, seconda edizione, 2003), 159–80, che dubito sia stato letto dai nostri studenti liceali.
Last but not least, Cassio Dione menziona esplicitamente Terenzio e la sua assoluzione da parte del senato in 58, 19, 3-5: non sarebbe stato più sensato proporre (anche) questa parte da confrontare con il passaggio di Tacito?


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